Così consorzi specializzati nell’export portano le eccellenze del cibo italiano nel mondo

Dalla mostrarda alla bottarga, dai pomodorini del piennolo al vino: grazie a società ad hoc le nicchie di qualità riescono a penetrare i mercati internazionali

di Manuela Soressi

9 dicembre 2022

Li si potrebbe definire “export angels”: sono le realtà che mettono in contatto i produttori del comparto alimentare italiano con i clienti e i mercati internazionali affamati di cibo made in Italy. Applicano modelli di business differenti ma funzionano in modo analogo, come veri e propri “acceleratori di business” per le aziende che vogliono muoversi nel mercato globale. Che si tratti di entrare in nuovi mercati o canali, trovare clienti o consolidare la propria presenza o notorietà nei paesi dove sono già presenti, poter contare su realtà specializzate e dedicate nell’export management fa la differenza.

Gsl Export, dalle forniture industriali al food

L’expertise non si inventa dall’oggi al domani ma si capitalizza nel tempo, come sta accadendo al Consorzio Gsl Export che, dopo 20 anni di attività nel mondo della subfornitura industriale, due anni fa ha deciso di entrare anche nel mondo del food con un progetto dedicato. «Ci siamo resi conto che, mentre nella subfornitura era sempre più difficile restare competitivi sul mercato internazionale, nel food la domanda di made in Italy era fiorente – racconta la presidente Cinzia Gagliani –. Così abbiamo provato ad aggregare piccole aziende rappresentative della miglior produzione regionale italiana». Proposta accolta da una trentina di imprese, che vanno dai pistacchi siciliani alla pasta artigianale di Gragnano, dalle olive taggiasche ai pomodorini del piennolo, per cui questo consorzio senza scopo di lustro sta organizzando lo sbarco sui ricchi mercati del golfo arabico attraverso un trader locale, condividendo costi e procedure a fronte di un fee sulle vendite, quando saranno concluse.

Gourm.it, dall’unione di cinque caseifici mantovani

Con lo stesso obiettivo di creare una struttura di servizio per l’export, nel 2020 cinque caseifici mantovani hanno fondato il consorzio Gourm.it. Oggi i soci sono diventati 21 e le aziende produttrici partner, coinvolte a progetto, un’ottantina.«Siamo partiti rivolgendoci a distributori di nicchia e retail specializzato per poi arrivare a dialogare anche con le catene internazionali della Gdo», spiega Alberto Gandolfi, presidente di Gourm.it, che nel 2021 ha realizzato 10 milioni di fatturato (90% di export, in 38 Paesi) e che quest’anno sta crescendo di un altro 20%, anche a volume. Dal Parmigiano Reggiano alla burrata, dalla mostarda mantovana alla bottarga di muggine, il consorzio riesce a proporre ai clienti internazionali un catalogo completo di formaggi e specialità alimentari italiane. E a supportare le aziende italiane nelle vendite all’estero: dalla consulenza sulle certificazioni necessarie all’organizzazione della logistica della merce.

«La nostra capacità è stata quella di inserirci anche in segmenti poco interessanti per i grandi esportatori ma molto interessanti per i retailer, come i prodotti specialty e di nicchia, quelli bio o certificati halal e kosher», aggiunge Gandolfi. Un’attività di scouting, capace di offrire anche soluzioni tailor made e linee a marchio proprio, che sta facendo crescere Gourm.it: nel 2021 ha costituito la prima società controllata, in Gran Bretagna, per aiutare l’export dopo la Brexit.

Edoardo Freddi esplora i nuovi mercati del vino

Dietro il successo e la notorietà nel mondo di molti vini italiani c’è la Edoardo Freddi International, un’azienda di export management che rappresenta in esclusiva 40 cantine italiane (ultime new entry Feudi di San Gregorio e Lea Winery) e che nel 2021 ha commercializzato 28 milioni di bottiglie per un valore di 65 milioni di euro (65% tra Gdo e retail, 30% horeca e 5% online), incassando un fee sulle vendite di 2,5 milioni di euro.

«Le aziende vinicole italiane hanno bisogno di fare sistema perché il mercato è globale e sfidante, soprattutto per quelle medio-piccole, visto che la taglia aziendale è ancora più importante che in passato», spiega Edoardo Freddi, che lavora sia con realtà forti e strutturate, che vogliono diventare leader, sia con aziende emergenti, con un buon potenziale, e che vogliono essere più performanti. Dal rapporto diretto con gli esportatori al trade marketing operativo sino all’azione di lobbying sulle principali guide mondiali, la Edoardo Freddi International ha continuato a espandersi, anno dopo anno, in modo organico.
Anche in questo complicato 2022, nonostante l’incognita russa e i problemi con i trasporti, che determinano ritardi nelle consegne, l’espansione sta proseguendo con l’apertura di mercati interessanti, come Polonia e Vietnam, e la crescita di quelli dal potenziale ancora inespresso, come i Paesi baltici. Intanto da pochi mesi Freddi è impegnato in una nuova sfida: il lancio dei distillati artigianali italiani nel mondo, affidato alla neonata azienda di export management Sapiens Spirits.

Fonte: Il Sole 24 ore, 9 dicembre 2022

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